CoorDown contro Gardaland
Il Coordown, Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down, ritiene chiusa la fase interlocutoria di trattativa, avviata con la direzione Generale del parco divertimenti Gardaland.
Obiettivo della trattativa era quello di arrivare a una soluzione condivisa rispetto alle gravi discriminazioni ai danni delle persone con sindrome di Down, alle quali è sistematicamente vietato l’accesso a numerose attrazioni dagli addetti alla sicurezza del parco.
La non idoneità, da parte degli addetti, viene stabilita esclusivamente in virtù dei tratti somatici.
Il Coordown, in seguito all’interruzione delle trattative, annuncia iniziative a ogni livello – mediatico, legislativo e legale, anche attraverso la proposta di una class action – per porre fine agli incresciosi episodi che si verificano ormai da anni. Lo testimoniano le proteste dei familiari, le numerose notizie di cronaca nonché l’interrogazione parlamentare a firma dell’On. Coscioni, presentata al Ministro per le Pari Opportunità On. Carfagna il 2 maggio 2010, e ulteriormente reiterata in questi giorni alla luce dei nuovi episodi.
Il Coordown aveva iniziato nei mesi scorsi una trattativa con il direttore generale di Gardaland per valutare una possibile soluzione che da una parte salvaguardasse la sicurezza del parco e dall’altra rispettasse la dignità di tante persone che si recano al parco divertimenti per una giornata di svago.
In un incontro del 25 maggio scorso erano state avanzate dal CoorDown alcune proposte concrete per arrivare a una soluzione condivisa.
In quell’occasione la direzione di Gardaland si era resa disponibile a valutare positivamente le proposte formulate impegnandosi a fornire risposte entro una decina di giorni, tempo necessario per una consultazione con il proprio ufficio legale e per la verifica delle limitazioni presenti in altri parchi, come ad esempio Mirabilandia.
Infatti, proprio a Mirabilandia (come in altri parchi in Italia e nel mondo, dove si limitano a sconsigliare e non a proibire alcune attrazioni cosiddette “adrenaliniche”) sono operative le stesse attrazioni presenti a Gardaland. Tuttavia, non avvengono episodi simili di discriminazione, come possono testimoniare molte persone con sindrome di Down e i loro familiari.
Ad oggi, nonostante i numerosi solleciti, non è pervenuta da Gardaland nessuna risposta definitiva, se non quella di slittare ulteriormente qualsiasi decisione a tempo indeterminato.
Al di là d’ogni considerazione, resta il fatto che a Gardaland avviene sistematicamente una irragionevole discriminazione incompatibile con una società civile ed evoluta.
Ribadiamo con forza il diritto di tutti a vivere in una società dove i servizi aperti al pubblico non devono chiudere l’accesso a una persona, basandosi esclusivamente sui tratti somatici e deducendone erroneamente l’idoneità a usufruire o meno di una attrazione.
Questo divieto è frutto di una generalizzazione irrispettosa dell’individualità delle persone e delle loro singole capacità e possibilità.
Singole capacità che nella sindrome di Down, nonostante la disabilità comune sia dovuta alla condizione genetica, possono variare sensibilmente da soggetto a soggetto.
Le persone con sindrome di Down hanno ormai acquisito un ruolo attivo nella nostra società: studiano, lavorano, fanno sport, anche a livello agonistico. Dal punto di vista sanitario sono seguite con protocolli medici, ormai standardizzati a livello mondiale, che consentono loro di vivere in un buono stato di salute.
I motivi di sicurezza addotti dalla Direzione, sulla base di problemi di ritardo mentale, di rischi cardiologici o di deficit motorio non possono essere accettate e rappresentano un grave atto discriminatorio, in quanto:
– Se il motivo dell’esclusione è il ritardo mentale:
Il ritardo mentale delle persone con sdD è variabile. Spesso sovrapponibile a quello di persone che non hanno nessun’evidenza fisica di questo ritardo e a volte persino di persone che hanno un QI nella media, di persone, in ogni caso, alle quali non è impedito l’ingresso alle attrazioni.
Per cui, a parità di QI (lo strumento ufficiale di misura delle capacità intellettive), una persona con determinati tratti somatici ha accesso alla giostra, mentre l’altra è fermata all’ingresso.
– Se il motivo dell’esclusione è il rischio cardiologico:
Anche questo fattore di rischio è variabile e in molte persone con sdD è assolutamente inesistente o comunque in percentuali minori di persone che non hanno nessun’evidenza fisico-somatica di queste problematiche. Di nuovo, a parità di rischio cardiologico, una persona con determinati tratti somatici non è fermata all’ ingresso, l’altra sì.
– Se il motivo dell’esclusione è il deficit motorio:
Il problema non sussiste perché la sdD in sé non comporta alcun problema motorio e il paragone con le persone in carrozzina o con persone che hanno arti ingessati o che non corrispondano a parametri di altezza (tutte categorie fermate a causa di limitazioni oggettive, discutibili ma oggettive) è quindi decisamente inappropriato.
Pertanto, la conclusione evidente è che a Gardaland le persone con sdD sono, di fatto, discriminate unicamente sulla base dei loro tratti somatici.
Il che, pur volendo credere alla buona fede di Gardaland, ci pare inaccettabile e in contrasto con la legge n. 67/06, art. 2 e con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009.
“Riteniamo – sottolinea a gran voce Sergio Silvestre, Coordinatore Nazionale CoorDown Onlus – di dover indirizzare i nostri sforzi in ogni direzione possibile, con ogni mezzo consentito, con l’appoggio di tutti coloro che credono in questa battaglia di civiltà, in tutte le sedi opportune, nazionali e internazionali, al fine di tutelare le persone con sindrome di Down da assurde e anacronistiche restrizioni che a nostro avviso rappresentano un’inaccettabile discriminazione”.
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