Comunicato Stampa manovra finanziaria 2 luglio 2010

 

Il prossimo 7 luglio migliaia di invalidi e le loro famiglie si daranno appuntamento davanti a Montecitorio, a Roma, per protestare contro l’emendamento che, contrariamente a quanto affermato nei giorni scorsi da alcuni esponenti del Governo, ripristina l’innalzamento dal 74 all’85 per cento come limite minimo per accedere all’assegno di invalidità e introduce gravi tagli alle indennità di accompagnamento.

Anche CoorDown – il Coordinamento Nazionale  Associazioni delle persone con sindrome di Down – appoggia le rivendicazioni delle organizzazioni che tutelano le persone con disabilità.

Le assicurazioni sullo stralcio del comma 1 dell’articolo 10, fatte del Presidente della Commissione Bilancio Azzolini, sono state da lui direttamente smentite attraverso la presentazione di un apposito emendamento. Tale emendamento di fatto ripristina, e per alcuni versi peggiora, la proposta iniziale anche se esclude alcune categorie di disabilità previste dalle tabelle con percentuali di invalitidà fisse, massime o superiori al 74% (cecità monoculare, sordomutismo, paresi, malattie psichiatriche, cardiopatie, etc.), tra cui anche la trisomia 21, detta comunemente sindrome di Down.

Non per questo siamo soddisfatti: le motivazioni del relatore dell’emendamento sostengono in questo modo la volontà di tutelare “le gravi patologie anche se presenti singolarmente piuttosto che complessi invalidanti basati su una pluralità di minorazioni”, come a dire che “è meglio essere disabili tutti d’un pezzo… che un pezzo per volta”.

Cosa ancor più grave è l’inserimento ex novo di una norma (originariamente non prevista) che riguarda una nuova definizione di “non autosufficienza”, che deve essere permanente e quindi  riconosciuta esclusivamente in “rapporto alle limitate possibilità fisiologiche e di deambulazione”.

La concezione e la pratica di autonomia di una persona non sono di facile definizione. L’insieme di relazioni implica molti aspetti che presi singolarmente non sono sufficienti a determinare la condizione di autonomia, intesa genericamente come “capacità di muoversi da sé”. Un primo grado di autonomia sembrerebbe legato alla condizione di deambulazione. Certamente una persona colpita da paralisi agli arti, in varie forme, manca di autonomia di movimento e quindi di un grado di autodeterminazione importante. Occorre però non avere della deambulazione un’accezione solo meccanica. La capacità di muovere gli arti e di percorrere alcuni tratti di strada e superfici interne edificate è di certo una forma di indipendenza meccanica maggiore di chi è affetto da paralisi paraplegica e ancor tetraplegica, ma la deambulazione non si limita al moto degli arti. Essa implica anche la consapevolezza dello scopo del moto e la capacità di perseguire l’obiettivo senza compromettere la propria sicurezza e concludere i processi in tempi adeguati ed efficienti.

E’ evidente che queste accezioni non sono state minimamente prese in considerazione, di fronte alla necessità di effettuare tagli indiscriminati sulla pelle di chi non è in grado di provvedere diversamente alla propria autonomia.

Il CoorDown ha inviato a suo tempo a tutti i rami del Parlamento un fermo invito a rivedere quanto previsto nella manovra finanziaria e, nonostante le assicurazioni formalmente ricevute, sembra invece che a tutt’oggi suddetta richiesta sia stata assolutamente ignorata.

Chiediamo quindi, con ancora più forza e determinazione, che il COMMA 1 dell’ARTICOLO 10 sia definitivamente stralciato, senza nessuna ulteriore norma compensativa.

 

CoorDown Onlus

Il Coordinatore Nazionale

Sergio Silvestre

 

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