Descrizione del video
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- 00:00 Appare uno schermo bianco che assomiglia allo schermo di un computer digitale retrò con lettere viola tutte maiuscole che recitano: “In un mondo sempre più attento all’inclusività, c’è un solo trucco rimasto se ancora non volete essere inclusivi. Ed è quello di trovare…”.
- 00:08 Subito dopo la voce maschile computerizzata e il rumore statico che si sente, sullo schermo appare un messaggio stilizzato a fumetti giallo e viola che recita: “Scuse ridicole per non essere inclusivi”. Lo sfondo è un gradiente tra l’arancione e il viola e contiene piccoli cerchi verso l’esterno del testo. Questo testo viene visualizzato contemporaneamente a un coro che canta il testo in stile sitcom anni ’70.
- 00:14 Lo schermo torna quindi allo schermo nero di un computer retrò e presenta nuovamente un testo verde menta. Il testo recita: “Tutte le scuse ridicole che state per sentire sono state date per davvero”. “Scuse” è scritto con lo stesso carattere stilizzato dei cartoni animati di quando era giallo e viola. “For Real” è evidenziato in verde menta e scritto in nero.
- 00:19 Il video passa alla scena successiva. Una donna dai lunghi capelli castani e dalla pelle chiara, che indossa per lo più abiti invernali marroni adatti alla scuola, guida i bambini verso uno scuolabus giallo che sembra parcheggiato in una strada cittadina in un giorno di cielo coperto. Dopo aver detto “Forza bambini, salite su quello scuolabus”, batte tranquillamente le mani quando ritiene di aver fatto salire tutti sullo scuolabus. La telecamera si sposta su due persone in piedi di fronte all’insegnante, che sembrano essere una madre e un figlio che si presume essere uno degli studenti dell’insegnante. La madre ha i capelli lunghi e neri, la pelle più scura e indossa abiti invernali. Il figlio, che sembra un giovane adolescente, ha i capelli castani corti, la pelle più scura e indossa anch’egli gli abiti invernali della scuola. Entrambi sembrano essere afroamericani. Il figlio ha caratteristiche facciali che indicano che ha la sindrome di Down. La madre chiede: “Allora, perché mio figlio non può venire in gita, di nuovo?”. L’insegnante scuote la testa da una parte all’altra, come se non riuscisse a trovare le parole giuste. “Perché non siamo preparati per questo”. Dice alla madre, sorridendo. La madre sembra confusa. L’insegnante prende contatto visivo con il figlio, il suo studente, si china e mette le mani sulle ginocchia in modo da essere all’altezza degli occhi di lui e dice: “Non sei tu, mio caro, siamo noi”. Mentre lo dice, la sua espressione facciale appare condiscendente. Il figlio e la madre guardano di lato, direttamente verso la telecamera, dispiaciuti, mentre sullo schermo appare il testo “scuse ridicole per non essere inclusivi” nell’angolo in alto a sinistra, mentre le voci del coro cantano la melodia.
- 00:38 Il video si sposta poi su un’altra scena. Un padre e un figlio si trovano al centro di un dojo di judo. Il figlio e il padre hanno la stessa altezza. Il padre ha i capelli corti e la barba castana, la pelle più scura e un abbigliamento semi-formale. Il figlio, che sembra essere un adolescente più grande, ha i capelli corti e castani, la pelle più scura e indossa una felpa con cappuccio e altri indumenti sportivi. Entrambi sembrano essere afroamericani. L’aspetto del figlio indica che ha la sindrome di Down. La stanza è piena di studenti che si preparano a uscire dal dojo di judo, tutti con la loro uniforme di classe, che è bianca con una cintura di un colore specifico dell’allievo. Il padre si trova di fronte all’insegnante della classe e chiede: “Ehi, ha qualche posto disponibile per il corso di judo?”. L’uomo sembra confuso, sfoglia senza convinzione le pagine di un’agenda e poi risponde: “Certo, suo figlio può venire il martedì alle 10 del mattino”. Il padre ha un’aria severa e risponde: “Ma è a scuola alle 10 del mattino”. L’insegnante risponde subito: “Oh beh, è l’unica fascia oraria disponibile”. Il padre e il figlio sembrano dispiaciuti. L’insegnante dice a un uomo anziano in uniforme da bidello che sta spazzando dietro di lui, che non sembra essere un insegnante: “Giusto, Jack?”. L’uomo che spazza sembra confuso e risponde con “Eh?”. Il figlio e il padre guardano di lato, direttamente verso la telecamera, contrariati, mentre sullo schermo appare il testo “scuse ridicole per non essere inclusivi” nell’angolo in alto a sinistra, insieme alle voci del coro che cantano la melodia.
- 01:02 Il video si sposta su un’altra scena. Una madre e una figlia entrano in una grande stanza arredata per i bambini piccoli. All’interno c’è un uomo che indossa abiti prevalentemente blu, tra cui una polo e un cappello blu scuro, ma con un cordino giallo. Sorride calorosamente agli altri bambini e ai genitori presenti nella stanza che gli passano accanto. La madre, che ha i capelli biondi e la pelle chiara e indossa abiti casual, tiene per mano la figlia, anch’essa bionda e con la pelle chiara, che indossa una tuta blu e una camicia viola. I tratti del viso della figlia indicano che è affetta dalla sindrome di Down. La madre dice all’uomo: “Salve, mia figlia vorrebbe partecipare al campo estivo”. L’uomo sorride, finché non vede che la bambina ha la sindrome di Down, e allora finge tristezza o disappunto e dice: “Mi dispiace, ma abbiamo già uno di questi bambini”. Guarda la ragazza con condiscendenza. La figlia e la madre guardano di lato, direttamente verso la telecamera, dispiaciute e un po’ scioccate, mentre sullo schermo appare il testo “scuse ridicole per non essere inclusivi” nell’angolo in alto a sinistra, insieme alle voci del coro che cantano la melodia.
- 01:21 Il video passa alla scena successiva. Una donna ben vestita, con capelli castani arricciati e pelle chiara, che indossa un abito formale rosso e una giacca nera, si dirige verso la porta di una sala conferenze in un edificio di lavoro e dice a un uomo che tiene aperta la porta: “Salve, sono qui per la riunione”. La donna ha caratteristiche che indicano che ha la sindrome di Down. L’uomo risponde con un’aria impacciata e dice in modo poco convincente: “Il fatto è che non abbiamo abbastanza sedie…”, ed esita nel dirlo. L’uomo che tiene aperta la porta indossa una camicia bianca e un pantalone senza giacca. Ha i capelli corti e neri e ha un aspetto asiatico con la pelle chiara. La donna guarda di lato, direttamente verso la telecamera, contrariata, mentre sullo schermo appare il testo “scuse ridicole per non essere inclusivi” nell’angolo in alto a sinistra, insieme alle voci del coro che cantano la melodia.
- 01:37 Il video passa a un’altra scena successiva. Un uomo con i capelli biondi e la pelle chiara, che indossa un maglione beige e pantaloni neri e ha uno zaino sulle spalle, entra in un teatro e sale su un palco. I suoi tratti facciali indicano che ha la sindrome di Down. Una volta raggiunto il palco, si avvicina a una donna anch’essa sul palco. Indossa un vestito nero con un foulard, ha i capelli castani e la pelle chiara. “Sì?” Dice la donna. “Mi piacerebbe partecipare al corso di teatro”. Dice lui. Lei risponde frettolosamente: “Mi dispiace, abbiamo chiuso le iscrizioni letteralmente 10 minuti fa”, mentre guarda l’orologio. L’uomo sembra triste e si allontana dal palco per lasciare il teatro. La donna ha un’aria seria mentre se ne va, si guarda brevemente negli occhi con la telecamera come se si sentisse a disagio e forse giudicata dallo spettatore e poi guarda a terra.
- 01:58 Appare uno schermo nero con lo stesso testo computerizzato, viola, tutto in maiuscolo, che recita “Non ci sono scuse accettabili per non essere inclusivi”.
- 02:05 Su uno sfondo blu scuro computerizzato appare un testo viola con il logo CoorDown e la didascalia “Find more #ridiculousexcuses on TikTok”.
- 02:10 Sullo schermo appaiono i loghi degli sponsor, tra cui DSi – Down Syndrome International, Down’s Syndrome Association (UK), Down Syndrome Australia, Global Down Syndrome Foundation, New Zealand Down Syndrome Association, Best Buddies International, National Down Syndrome Society, Karachi Down Syndrome Program
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